UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

La diocesi… in una “ciotola”

La diocesi di Faenza-Modigliana ha presentato il nuovo simbolo, che d’ora in poi sarà posto in evidenza in tutte le iniziative diocesane che riguardano in particolare la comunicazione. Si tratta di una ciotola formata da sette cerchi concentrici e colori diversi.
11 Ottobre 2016

logo_faenzaLa diocesi di Faenza-Modigliana ha presentato il nuovo simbolo, che d’ora in poi sarà posto in evidenza in tutte le iniziative diocesane che riguardano in particolare la comunicazione. Si tratta di una ciotola formata da sette cerchi concentrici e colori diversi.

Spiega don Tiziano Zoli, responsabile dell’Ufficio diocesano comunicazioni sociali e direttore del settimanale diocesano Il Piccolo: «Si tratta più di un simbolo che di un logo, perché il primo sottolinea la relazione, come dice la parola greca, più che la proprietà. La ciotola rappresenta il forte legame del territorio della diocesi con la tradizione della maiolica». Spiega l’ideatore del progetto, Francesco Ramberti, fondatore dello studio 'Kaleidon' di Rimini: «La ciotola è un oggetto quotidiano, segno universale di comunione e condivisione, un grembo di madre simbolo di una comunità accogliente, concreta e solidale». I colori raccontano la ricchezza della diocesi: l’oro della cattedrale di Modigliana, l’arancione della cattedrale di Faenza, l’azzurro del fiume Lamone, il bianco della più antica pieve di San Pietro in Sylvis a Bagnacavallo, il celeste dei quadri del pittore macchiaiolo Silvestro Lega, il verde dell’abito della Madonna delle Grazie, principale patrona della diocesi, e il giallo di un piatto di ceramica faentina del XVI secolo. Al centro dei sette cerchi è posto il Cristogramma IHS, stilizzato con una croce inserita nella H. Si tratta di un nomen sacrummolto utilizzato fin dal medioevo. I dodici punti rossi sono il segno della Pentecoste e corrispondono ai comuni della diocesi. Commenta il vescovo Mario Toso: «La comunicazione deve essere efficace, raggiungendo tutte le persone, ed entrare in dialogo con tutte le realtà di un territorio».

da Avvenire dell'11 ottobre 2016, pag. 18