UFFICIO NAZIONALE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

A scuola, lezione di social

Qual è il messaggio della foto che posto su Facebook o che invio su Whatsapp? Può avere un significato per chi la riceve? Immaginarsi se lezioni scolastiche così intriganti non affascinano i liceali che Sandra Costa e i suoi collaboratori dell’Aiart di San Donà di Piave (provincia di Venezia ma diocesi di Treviso) incontrano sempre più spesso...
8 Novembre 2016

Qual è il messaggio della foto che posto su Facebook o che invio su Whatsapp? Può avere un significato per chi la riceve? Immaginarsi se lezioni scolastiche così intriganti non affascinano i liceali che Sandra Costa e i suoi collaboratori dell’Aiart di San Donà di Piave (provincia di Venezia ma diocesi di Treviso) incontrano sempre più spesso. E con loro anche i ragazzini delle medie e perfino i bambini delle scuole dell’infanzia. Un'educazione a tappeto sull'uso dei nuovi social. A tutti i livelli, anche nell'insegnamento della religione. Foto e linguaggi non solo autentici ma pregnanti. «La prima domanda quando abbiamo intenzione di fare un clic e di postarlo – spiega Costa agli studenti – è di immaginare cosa ne fanno gli altri. E cioè se altri serve o meno. Anche la foto di una pizza se accompagnata da uno sguardo diversamente significativo offre un altro messaggio». Gli sguardi e, quindi, gli occhi. La profondità di questi occhi. Ecco i suggerimenti di Sandra per svicolare dal consumismo dei social. È da 30 anni che l’Aiart sandonatese è in campo educando a un corretto uso di tv, radio, film, carta stampata. Da qualche tempo le richieste arrivano da chi è in difficoltà con l’abuso dei nuovi mezzi di comunicazione. «La lotta al bullismo passa da qui». Le lezioni ai ragazzi, magari con ore trascorse a spiegare come si realizza uno scatto o un video efficaci, si alternano con corsi di formazione perfino a 60 insegnanti per volta. E la diocesi di Treviso ha programmato 4 incontri per gli insegnanti di religione, affinché loro stessi diventino diffusori delle buone pratiche Aiart.

 

da Avvenire dell'8 novembre 2016, pag. 26